Elisa Barone
Opera 1a classificata
Il passato
Il passato non è un morto
da rimpiangere o obliare,
non è un povero sepolcro
che si può anche calpestare.
Il passato è una montagna
troppo tardi da scalare,
è un macigno sopra il cuore
che non lascia respirare.
Il passato è quella lacrima
che non tenti di asciugare
e che scende lungo il viso
senza il minimo preavviso,
è il tormento di una sera
che non ti dà riposo,
è la rabbia che scateni
contro chi fa ricordare
quelle ore, quei momenti
che vorresti cancellare.
Il passato siamo noi
con il carro che trainiamo
e che c’è finché ci siamo,
fino all’ora in cui moriamo.
La gabbia
Volevo grandi ali
e orecchie per sentire
il canto degli uccelli
invece del rumore
di catene e chiavistelli.
Ho aperto la mia gabbia,
ma l’anima invecchiata
ha detto: «è troppo tardi»
e non se n’è volata.
Rosaria Meli
Opera 2a classificata
Se tu tornassi
Se tu tornassi, solo per un istante,
ti riempirei di baci sino al crollo.
Oh mamma!!!
Gli anni passati senza di te ormai son tanti,
e ogni giorno, sogno il tuo ritorno.
Ricordo come fossi ieri,
guardavi me, mio padre e mia sorella
con gli occhi verdi pieni di pensieri.
Ricordo ancora come fosse ieri,
le notti insonnie passate a chiacchierare.
Io ti dicevo non ti preoccupare,
sono tua figlia, non ti lascerò andare,
ma dentro me sapevo che mentivo.
Ricordo il sole dell’ultima tua primavera,
la pelle si riscaldava, ma dentro c’era il gelo.
Il 29 marzo te ne sei andata,
eri cosciente, e noi lì tutti impotenti.
Tu mi guardavi, io ti accarezzavo piano,
e lentamente si fermava il tuo respiro.
Adesso che sei il mio angelo custode,
sento che mi proteggi,
e mi conduci per la mano.
Occhi
Occhi chiari, occhi scuri.
Essi dicon tutto, più delle parole.
Sono lo specchio dell’anima,
esprimono gioie e dolori.
Ho visto occhi spenti senza espressione quasi a far paura,
altri pieni d’ira che mi han trafitto il cuore
ma i più belli son quelli che esprimono amore
ti entrano dentro dandoti calore.
Organi così piccoli ma così importanti per
La mia strada ne ho incontrati tanti,
molti mi han lasciato
il segno, altri neppure li ricordo.
Concetta Antonelli
Opera 3a classificata
Notte d’agosto in campagna
Notte d’agosto in campagna
La luna fa degli ulivi
un mare d’argento
Le pietre antiche ricordano
palpiti di vite trascorse
Nel cielo le stelle di sempre
e all’orizzonte
tremule luci di oggi:
paesi
come presepi
Profumi nell’aria si fondono
con la mia anima.
Accenderò un falò sotto le stelle
Accenderò un falò sotto le stelle
e danzerò intorno al fuoco
Scarmigliata e scalza
un po’ donna e un po’ animale
nella notte d’estate
mi ubriacherò di luna
e cercherò le tue labbra
le tue braccia
il tuo corpo
tra scintille di fuoco
strega di oggi
antica come Eva
nel rito di un amore
che crederò eterno.
Anna Maria Cardillo
Opera 4a classificata
Beslan, settembre 2004
(voce fuori campo)
Bambini…
sorrisi,
quaderni, bambole,
bambini… tanti bambini.
Notte di luci, questa:
alla finestra ogni madre accende una candela.
Figli…, Signore, non ne abbiamo più,
ce li hanno uccisi tutti.
Ci sono solo angeli,
tanti,…
troppi angeli
per qualsiasi cielo.
(voce fuori campo)
Bambini…
speranze,
paura, sangue,
morte… solo tanta morte.
Ai miei figli
Nei vostri occhi mi specchio,
rami e contemporaneamente radici
che per sempre mi legheranno alla terra,
diversi come il bianco dal nero,
fratelli come il pianto ed il riso.
Amati, ciascuno, prima e più di ogni altro,
accarezzati sulla pelle tesa del ventre,
gridati fuori e messi nel mondo
per ogni giorno della vostra vita.
A voi, figli ormai uomini,
che in casa venite bussando alla porta,
scrivo lettere senza inchiostro e senza parole
per darvi questo mio essere Madre
da chiudere a chiave nel tempo.
Fabrizio Consoli
Opera 5a classificata ex aequo
L’età
La mia mente è prigioniera di un corpo
da cui cerca continuamente di evadere
raggiungendo spazi lontani
da dove poi non vorrebbe più ritornare.
Allo stesso modo il mio corpo
è prigioniero di una mente
che gli impedisce di mettere radici
costringendolo continuamente a partire
per posti in cui non vorrebbe più andare.
E così continuiamo a invecchiare
prigionieri l’uno dell’altra
finché la morte non ci libererà.
Daniele Nuccilli
Opera 5a classificata ex aequo
Con te
Mai inebrianti sogni fuggirono al giorno spaesati
viandanti, all’alba sospinti da un semplice sguardo
mai queste mani distesero le membra
oltre lo spazio d’un semplice abbraccio
e mai come ciliegi da azzurre finestre
questi occhi trapelarono la primavera.
Ma ora timido il sole indugia su queste mani
che la rosa sinfonia tessono sull’orizzonte
acceso dai tuoi dolci sospiri…
e il tempo si arrende a questo nostro vivere.
Daniele Armando
Opera 7a classificata ex aequo
Il vento di Apollo
Frammenti di marmo biancastro,
sirene che soffiano dall’Egeo,
note di reperti antichi.
Sono memorie appese al cuore,
sono gocce d’acqua dense di storia.
Gira la ruota del tempo,
scopro le mie radici;
passate le tempeste della notte,
si distendono le mie paure.
Il presente, avvolto
da una luce d’avorio,
mescola le tinte del tempo
e tesse uno scialle al futuro.
Nella calda culla di Delfi
il vento di Apollo riscalda i miei sogni
e scaglia le mie speranze
con audacia per i mari del mondo.
Annamaria Nazzaro
Il sentiero
infiniti… mi hanno detto… sono i sentieri
che attraversano la terra,
una miriade di false vene
che trascinano fango e tristezze
nel centro… smarrito
cuore senza memorie,
appena una lacrima resa di ghiaccio
dall’ombra distante della tua mano,
ognuno percorrerà la sua strada,
magari rubata ad un compagno di viaggio
tra un secolo o tra un istante
… chissà…
il viaggio finirà
e voi vi troverete delusi
di fronte a quel fantasma
chino su se stesso,
le mani incrociate
in atto di chi non ha mai pregato
io starò ferma
come un punto
… io sola…
sarò uno sguardo indiscreto
imparziale… come la morte
… eterno castigo per l’uomo
Io, luce randagia di stella,
come sempre,
arriverò in ritardo
all’ultimo raduno di anime…
non un profeta mi additerà il sentiero.
Vincenzo Calò
Opera 9a classificata ex aequo
Solstizio d’inverno
Vedevo, riverso sul solstizio d’inverno
il lento giorno
che scorreva in picchiata
verso il tramonto.
I pensieri, sui quali mi sdraiavo
rovesciando le tue ipotesi
si rilassavano sulla quotidianità mercenaria
e i bilanci della vita
appassivano al riverbero
induriti od ingrassati
cosparsi di sudore.
Anima scossa, a drammatizzare
a verbalizzare
l’epoca riempita
gl’ingredienti in testa
lo sguardo pusillanime
con noi a ridere della disperazione
delle cornici svuotate e figure d’ideali
di sconfitte e di riscatti
a sanguinare
correndo senza tergiversare.
Alessandro De Vecchi
Opera 9a classificata ex aequo
Scaletta barcollante
Non vi è mai nessuno
a sostenere
la scaletta barcollante
mentre ti arrampichi.
Resta pericolosamente sospesa
nel vuoto,
mentre tu prosegui
gradino dopo gradino
e allunghi
quasi a spezzarlo
il tuo braccio,
per tendere il dito
a sfiorare il firmamento.
Può capitare di toccarlo gloriosamente,
oppure di cadere rovinosamente…
… e più vicino alla vetta eri giunto
più lancinante sarà il dolore
per le tue ossa che assaggiano il cemento.
La scala della vita è così per chiunque:
perennemente ondeggiante.
A volte ci si bacia la Luna,
altre invece ci si lecca solo i lividi.
Non importa affatto il risultato,
la magia
la vive unicamente chi ci prova,
consapevole del fatto che
già saliti i primi gradini
nulla sarà
mai più
lo stesso.
Paola Piazzi
Opera 9a classificata ex aequo
La parola strappata
La parola è una spinta
strappata dalla carne,
sottratta alla leggerezza dei pensieri.
Sanguina la carne
dove la parola affiora,
ma solo così
asciuga la ferita.
Impercettibile soffio
E’ denso di palpiti
Il silenzio delle donne
che hanno molto amato.
Il tempo è
stato loro complice
nelle lunghe attese
nelle improvvise sospensioni,
nelle desiderate ribellioni.
Il tempo ha taciuto
le loro tante ferite,
le loro mancate aspettative,
le loro infinite stanchezze.
Solo a tratti un leggero
quasi impercettibile soffio
ha sollevato
un lembo di quel velo
che al mondo ha celato
lo sguardo trafitto
delle donne
che hanno molto amato